Space Farming

Un ponte tra fantascienza e realtà dell'agricoltura del terzo millennio

Tra le sfide che l’agricoltura dovrà affrontare in questo primo secolo del terzo millennio la più importante è di soddisfare le richieste alimentari di una popolazione mondiale in crescita esponenziale.
Un’altra sfida, in parte legata alle problematiche di incremento demografico, è la colonizzazione di pianeti extraterrestri.
Tale progetto prevede l’attivazione di una nuova tipologia di agricoltura, definita space farming. L’elevato numero di discipline ad essa afferenti rendono tale tematica una vera "palestra delle scienze biologiche" che finalizza gli studi sulla funzionalità dei suoli estremi e sulle dinamiche di attivazione e mantenimento dei principali cicli dei nutrienti per indurre e mantenere la fertilità nei suoli extraterrestri. Solo in questo modo sarà possibile dotare le future basi extraterrestri della capacità di gestire i rifiuti in modo da riciclare le risorse primarie quali aria ed acqua, magari coadiuvate dall’utilizzo di idonee tecniche di reperimento in situ di tali risorse, e nel contempo produrre alimenti.
L’intento della Giornata di studio è di rappresentare le potenzialità e le difficoltà di questa sfida, ai confini della fantascienza, che l'agricoltura sarà chiamata ad affrontare.


PROGRAMMA

Introduzione di Giacomo Pietramellara

Relazioni:

Programmi di esplorazione spaziale promossi da ESA
Sergio Mugnai

Vita extraterrestre
John Brucato

Esistono suoli extraterrestri?
Giacomo Certini, Riccardo Scalenghe

Induzione di fertilità nei suoli extraterrestri per il sostentamento delle colonie umane
Giacomo Pietramellara

Reperimento in situ di materie prime utili per il mantenimento delle colonie umane
Giacomo Cao

Adattamento delle piante a condizioni extraterrestri
Stefano Mancuso

Coltivazione di piante per alimentazione in ambiente extraterrestre
Luigi Cattivelli

Il verde nelle città del futuro
Francesco Ferrini

Rilevanza della presenza di piante per l’attenuazione dello stress da permanenza prolungata in ambienti artificiali
Stefano Pallanti

Conclusioni
Giacomo Pietramellara