Premio Internazionale Soldera Case Basse -Edizione 2024

Il PREMIO INTERNAZIONALE SOLDERA CASE BASSE PER GIOVANI RICERCATORI intende sostenere i giovani ricercatori di tutto il mondo che dedichino studi al settore vitivinicolo in senso lato. Il Premio desidera attirare l’attenzione degli studiosi al fine di stimolare la ricerca e il miglioramento continuo su vari temi quali ad esempio la viticoltura, le tecnologie enologiche, le caratteristiche chimico-fisiche, le scienze sensoriali, come anche argomenti legati all’efficienza gestionale, alla competizione commerciale, alla logistica, alla comunicazione e così via.


Regolamento Edizione 2024
2024 Award regulations


Giudizio della Commissione – Edizione 2024

 -          Sezione Marketing Viticolo e Supply Chain:

 Nominativo vincitore: Enrico Zucchi

 Titolo contributo: “Dal Pucino al Prosecchino. Appunti per una storia letteraria del vino Prosecco”.

 Valutazione: Il fatturato annuale complessivo italiano del Prosecco è di quasi tre miliardi di euro; se ne producono 600 milioni di bottiglie di cui circa 100 milioni sono consumati in Italia. La letteratura sembra essere servita molto a creare la fama di questo vino collegandolo ad un prestigioso vino del passato, il "Pucinum" citato da Plinio il Vecchio. Zucchi ha voluto fare un esame approfondito del ruolo del Prosecco nei vari testi in cui è citato, dal Rinascimento ad oggi. In una traduzione delle Storie pliniane, pubblicata nel 1561, si trova scritto "... il vino Pucino nasce in Prosecco, nel contado di Gorizia,...i villani del Carso...vivono lungamente perché beono i vini simili al Pucino." È la prima connessione tra Pucino e Prosecco. Tale vino viene descritto come sottile, leggero e poco corposo, chiaro e lucido, trasparente alla vista, mentre dal Settecento in poi il Prosecco virerà verso il torbido, quindi probabilmente prodotto da uve molto mature. Comunque, già nel 1544, un cartografo tedesco descrive la costa istriana come area dove vi era un "...monte Pucino, hora Proseco, dove nasce vino famoso". L'interesse a questo vino, nel '500, è soprattutto legato al classicismo rinascimentale e quindi più che produrre un nuovo vino occorreva ri-produrre un vino antico per far rinascere, anche in campo enologico, la civiltà classica così fortemente rivalutata. Quindi il vino nasce non per ragioni di mercato, ma per preponderanti motivazioni culturali. Il Pucino si afferma già nel 1500 come vino con portentose qualità terapeutiche così come ricorda il medico senese Pietro Andrea Mattioli arrivando a sostenere che "...molta felicità sia a gli uomini che nascono dove si ritrovano i buoni vini..."; ma anche altri autori del periodo celebreranno il Prosecco come vino "...nutriente, sottile, capace di favorire la digestione, diuretico e da raccomandarsi per la preparazione degli antidoti." Fra Sei e Settecento molti autori ribadiscono le qualità terapeutiche del Prosecco sino a sostenere -in un trattato del 1741- che gli abitanti della zona di Udine e, in generale del Friuli, non sarebbero "...soggetti alli Calcoli...". Così si arriva sino al 1845 -periodo nel quale già si produce il Prosecco con il vitigno Glera, che genera un'uva semi-aromatica, e non più con la Ribolla. Continua l'elogio delle qualità terapeutiche del Prosecco in grado di curare molte più patologie di quante possa curarne un medico. Comunque, nei testi letterari dell'epoca viene citato il Prosecco anche in virtù delle associazioni a specifiche pietanze, in particolare formaggi (anticipando il food pairing attualmente molto in voga) oppure biscotti o luganighe. Nei racconti contemporanei troviamo una conferma di questo uso accompagnando la busta delle patatine al Prosecco: siamo arrivati al rito dell'aperitivo. Molti documenti letterari ci indicano un sinuoso percorso di questo vino che certamente si origina nel Friuli, ma si indirizza in varie direzioni, verso i Colli Berici come verso la Dalmazia assumendo una molteplicità di caratteristiche a seguito di procedure agronomiche e enologiche differenziate; tanto per fare esempi, talora si usavano uve stramature, mentre nella costa croata si faceva un vino dolce ottenuto con uve passite (il Prosecco friulano non include pratiche di appassimento). La prima realizzazione di un vino spumante secco, gradevolmente acido, sarà quella ottenuta da Antonio Carpené a Conegliano, avvalendosi delle competenze della Società Enologica Trevigiana; fu portato alla Esposizione universale di Vienna del 1873 con il nome di "Champagne italiano". Pertanto dalla letteratura emerge che il Prosecco non è identificato in modo univoco e le stesse fonti confermano un vino con varie sfumature nel corso del tempo. Questi stessi testi letterari confermano che nel Settecento il Prosecco non individuava solo un vino dolce, ma poteva essere anche un vino secco, soprattutto in territori non friulani; persino con l'olfatto si possono talora avvertire sentori di agrumi, oppure di erba aromatica, rimanendo sempre distante dal moscato, storicamente vinificato come vino dolce. Ci sembra degna di attenzione la seguente affermazione da parte di Zucchi: l'identità del Prosecco nel corso dei secoli è un oggetto in continuo divenire. Al termine del suo dotto articolo, l'autore diviene anche il "valutatore" del proprio lavoro letterario. In primo luogo sostiene che "....quando oggi viene evocato il Prosecco o il paesaggio in cui esso è prodotto, si tende ad individuare un vino commerciale che si ricava da un ampio territorio vocato principalmente al profitto piuttosto che alla qualità." E poi ancora "...raccogliere e serbare le memorie letterarie in grado di restituire il profilo cangiante del Prosecco nel corso dei secoli non è da considerarsi pratica oziosa riservata ad un manipolo di dotti, ma può servire a rilanciare i tanti prodotti vitivinicoli di alta qualità che tentano di emergere all'interno di uno scenario complessivo...." che finisce per premiare i vari Prosecchino o i vini da Spritz. Promuovere il territorio friulano e veneto e il suo Prosecco si può fare mediante lo sviluppo di uno storytelling capace di valorizzare l'eredità storico-letteraria di questo vino. Tale patrimonio letterario entrerebbe dentro un made in Italy vero, radicato nella storia e fatto conoscere dalla letteratura. L'obiettivo può essere raggiunto solo con un coordinamento territoriale esteso e non sporadico (intese interregionali) che faccia capire che non si sta consumando un Prosecchino, ma bensì un discendente del Pucino. Pertanto, occorre superare l'immagine fissa e invariabile del Prosecco, ma, al contrario, valorizzare la sua storia assai variegata e -quindi- ricca di vari profili gustativi derivati da storie, saperi, paesaggi, epoche così diversi, come diversi sono i rapporti tra il territorio e gli uomini che lo abitano.

 -          Sezione Enologia:

 Nominativo vincitore: Gabriele Serafino

 Titolo contributo: “Survey of the yeast ecology of dehydrated grapes and strain selection for wine fermentation

 Valutazione: Il lavoro si poneva l'obiettivo di studiare la popolazione di lieviti presente sulle uve Nebbiolo parzialmente disidratate destinate allo “Sforzato di Valtellina”, con l’obiettivo di selezionare lieviti autoctoni starter adatti alla produzione di questo vino. Sulla base del sistema Journal Citation Report (JCR), lo studio presenta un’ottima collocazione editoriale nella categoria “Food Science & Technology” ed un elevato IF pari a 7, con un numero congruo di coautori e ben 2 citazioni (no autocitazioni), questo nonostante l’articolo sia stato pubblicato on-line solamente nel mese di maggio 2023. Nel merito dello studio, l'approccio mostra poi un'elevata sensibilità innovativa sia in ambito tecnologico che di sistema produttivo. La ricerca ha infatti messo in luce con un approccio trasversale differenze sostanziali sia inter e intraspecie, ponendo un tassello importante nell'individuazione dei migliori lieviti autoctoni utili alla fermentazione del vino oggetto di studio. I risultati di questa ricerca contribuiscono pertanto ad aumentare il livello di conoscenza delle comunità di lieviti associate ad un determinato ambiente specifico, come quelle della regione vinicola della Valtellina, continuando un percorso di primaria importanza come quello del rafforzamento continuo del legame prodotto-territorio. 

-          Sezione Viticoltura:

 Nominativo vincitore: Alessandro Zanchin

 Titolo contributo: Improving the oenological potential of grapes for Prosecco PDO sparkling wine thanks to nitrogen fertigation”.

 Valutazione: Lo studio affronta una tematica attuale e di notevole impatto: migliorare le caratteristiche qualitative delle uve per la produzione di vino spumante. Nello specifico è stato valutato l’effetto di una concimazione azotata di “precisione e ragionata”, sulla varietà Glera, destinata alla produzione di vino PROSECCO DOC. Nel triennio 2018-2020 sono state confrontate due tesi: gestione aziendale (35 chilogrammi ettaro di azoto per anno, distribuito in due momenti) e gestione sperimentale (somministrazione aggiuntiva in fertirrigazione di 35 chilogrammi per ettaro e per anno di azoto in tre stadi fenologici: inizio ingrossamento acino; pre-chiusura grappolo e invaiatura). Sono stati valutati sulle viti parametri vegetativi e produttivi; sulle uve e sui mosti i parametri qualitativi, con specifico approfondimento analitico e metodologico, sul quadro acidico e sul profilo amminoacidico e sul legno di potatura il contenuto in sostanze di riserva. L’adozione di una concimazione azotata di “precisione e ragionata “ha consentito di mitigare alcuni degli effetti del cambiamento climatico sulla qualità delle uve destinate alla produzione di vini per base spumante, essendo stato possibile mantenere livelli produttivi e contenuti zuccherini dei mosti simili ma con un quadro acidico complessivo migliore.