Accademia dei Georgofili, Sezione Nord Ovest
Lettura di Elena Cattaneo
Sono enormi gli avanzamenti della scienza in ambito medico che hanno permesso all’uomo di difendersi e emanciparsi dagli aspetti più ostili e spesso invisibili della natura. Pensiamo ai vaccini grazie ai quali evitiamo malattie che da sempre minacciano la sopravvivenza di grandi e piccoli. Pensiamo alla mappatura del genoma umano grazie alla quale ci addentriamo in un labirinto composto da 3,2 miliardi di nucleotidi uscendone con la mutazione responsabile di una malattia e una strada per la sua "correzione genetica". Più recentemente un fiore, la petunia, ci ha svelato uno strumento (il Crispr) per intervenire con precisione chirurgica su singole lettere errate nel nostro DNA, fare diagnosi e sviluppare cure. Eppure, quando si volge lo sguardo ad un altro settore, quello dell’agricoltura, si osserva come questa stessa scienza fatichi ad affermarsi. Al posto della competenza e dell’innovazione, per anni, hanno trovato spazio narrazioni e pseudoscienza, oltre alla difficoltà, anche per gli scienziati e esperti del settore, di rendere comprensibili a tutti i livelli le conseguenze di divieti, ideologie e insussistenti “principi di precauzione”. Più recentemente gruppi di studiosi, imprenditori agricoli e comunicatori hanno cominciato ad organizzarsi per presentare pubblicamente, anche a Parlamento e Governo, le migliori conoscenze disponibili nel settore, contrastando le errate percezioni con i fatti della scienza. Oggi, Xilella, glifosate, Ogm, genome-editing, sono solo alcune delle parole-chiave della nostra agricoltura e sul cui destino, le prove della scienza, dovrebbero sempre guidare nell’interesse pubblico.
Aula C 03 della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Milano (via Celoria 2)